Approccio DOGME: innovazione didattica a costo e tempo zero
Avete mai sentito parlare dell’approccio DOGME?
Correva l’anno 1995. Su iniziativa di Lars Von Trier e Thomas Vinterberg (per inciso, due registi che amo!) nasce Dogme 95, un collettivo di registi che firma un manifesto di 10 punti, il cui fulcro è l’eliminazione di effetti speciali e tecnologie elaborate dalla produzione cinematografica.
La finalità? Tornare ad un concetto di film basato esclusivamente sulla recitazione, sul tema e sulla rilevanza di quest’ultimo per il pubblico.
DOGME E DIDATTICA DELLE LINGUA
Molti di voi si staranno chiedendo: cosa c’entra un movimento cinematografico con la didattica delle lingue?
Nel 2000, i principi cardine di questo movimento entrano a gamba tesa nella didattica della lingua inglese grazie a Scott Thornbury e Luke Meddings: ciò che si contesta è, parafrasando le loro parole, un’eccessiva dipendenza dai materiali e dalla tecnica, allontanandosi da ciò che gli studenti considerano di fatto rilevante per il loro apprendimento.
Ovviamente, non è questa la sede appropriata per approfondire un movimento ricco di sfaccettature, ma sicuramente possiamo provare ad individuare alcuni punti chiave.👍
Vi presenterò poi 2 esempi di lezioni, una che si ispira a questo approccio e l’altra che lo segue in toto.
IL FOCUS
Al centro di Dogme sta la conversazione, intesa non come PRODOTTO dell’apprendimento (ovvero successiva e soggiacente all’apprendimento della grammatica e del vocabolario) ma come prerequisito per l’acquisizione della grammatica e della lingua target.
APPROCCIO DOGME VS METODO COMUNICATIVO
Solo apparentemente questo approccio può essere identificato con il metodo comunicativo. Sebbene fomenti il dialogo tra studenti – docente e studente – studente, nell’approccio Dogme la comunicazione non si muove lungo i binari di un sillabo prestabilito a priori (come i manuali comunicativi invece propongono) e le tipiche attività dell’approccio comunicativo sono considerate artificiose. In questo senso, seguire il metodo comunicativo non significa adottare l’approccio DOGME.
I MATERIALI NELL’APPROCCIO DOGME
L’approccio Dogme invita i docenti a ‘staccarsi’ da materiali e testi preconfezionati. Secondo i suoi teorizzatori, le pubblicazioni in commercio, per quanto possano fungere da input per attivare comunicazione e conversazione, si rifanno pur sempre ad un’idea di insegnamento ben precisa: prima, la grammatica e le sue regole – siano esse apprese in modo deduttivo o induttivo – e in base a una sequenza di temi precostituita a priori; dopo, e solo dopo, si parla.
UN NUOVO OPERATO DIDATTICO
L’approccio DOGME, di contro, invita i docenti a sfruttare la vera ed unica risorsa che non manca mai in aula: gli studenti e la componente dialogica spontanea che emerge in modo orizzontale (studente – studente) e verticale (studenti – docente). Sul piano pratico, ciò comporta una preparazione a monte quasi totalmente azzerata e l’abbandono di materiali didattici preconfezionati, siano essi cartacei o digitali. L’ambiente circostante, il proprio nome, una frase detta da un compagno o dall’insegnante, un tema portato dagli studenti: tutto può essere occasione di conversazione e dare vita ad un’attività, grazie alla quale la lingua emergerà spontaneamente anziché essere chiusa, incapsulata in quelli che loro definiscono ‘Mcnuggets’ grammaticali da consumare.
Metodo Dogme e italiano LS: 2 lezioni
Questo approccio è oggetto di molte critiche. I docenti spesso lamentano la difficoltà di metterlo in pratica, soprattutto se imbrigliati in maglie istituzionali che li obbligano a seguire, volenti o nolenti, una rigida programmazione che tenga conto di sillabi e scadenze ben precise.
Ciononostante, i teorizzatori stessi di questo approccio prospettano una via di applicazione minimalista che può armonosiamente coesistere, ed alternarsi, con un operato didattico più tradizionale.
Di seguito vi condivido 2 attività sperimentate in lezioni individuali, secondo due diversi gradi di applicazione dell’approccio.
Via minimalista di applicazione
Attività 1 – Verbi modali in contesto
Situazione: studentessa francese / livello B1
Tipologia lezione: online / 25 minuti.
Obiettivi: la studentessa mi aveva chiesto esplicitamente di ripassare presente e passato (prossimo/imperfetto) dei verbi modali.
La grammatica era già stata studiata dalla studentessa che, di fatto, desiderava solo ripassarla. Invece di proporle i classici esercizi di completamento, ho scelto di accompagnare la studentessa in una conversazione fluida e spontanea che è partita da alcuni input iniziali ma che poi si è sviluppata in modo natuale sulla base delle sue risposte.
Di seguito vi riporto la trascrizione di alcune parti della lezione (I = insegnante / S = studente):
Presente
I: Cosa devi fare domani?
S: Devo avvisare le persone che devono partecipare alla riunione…
I: Tu e i tuoi colleghi dovete preparare qualcosa per la riunione?
S: Noi non dobbiamo preparare niente….
[…]
I: Di cosa dovete parlare alla riunione?
S: Durante il semestre dobbiamo preparare un resoconto, dare una valutazione (un voto) dell’impresa (azienda), il progetto deve passare l’ispezione. Dobbiamo ispezionare…
Passato prossimo
I: E oggi, cosa hai dovuto fare oggi al lavoro?
S: una riunione
I: Oggi sei dovuta andare a fare qualche ispezione particolare?
S: No, oggi non sono dovuta andare a ispezionare…
Ho dovuto cucinare pasta alla carbonara …ho dovuto mangiare pasta alla carbonara
Oggi sono dovuta venire al lavoro in macchina
Oggi mi sono dovuta vestire…
Imperfetto
I: Quando tu eri piccola, cosa dovevi fare a casa?
S: Dovevo pulire la mia camera, dovevo fare i compiti…
I: Cosa dovevano fare i tuoi fratelli?
S: Mia* sorella era più giovane e non doveva pulire la sua camera…
[…]
Misto
S: Quali studi tu hai dovuto fare per essere professoressa?
I: Mi sono dovuta laureare in Lettere e dopo ho voluto fare un master
[…]
I: Che cosa sai tu della cucina italiana?
S: Io SO che la carbonara non ha la panna… Molte persone non sanno come prepararla…
FOLLOW – UP
Durante la conversazione, è stata mia premura annotarmi le imperfezioni così da dedicare gli ultimi due minuti ad una riflessione nonché alla messa a fuoco della nuova lingua emersa (in grassetto ho evidenziato alcune delle nuove parole emerse).
Via massimalista di applicazione di Dogme
Attività 2 – Il vocabolario della guida e dalla patente
Situazione: studentessa peruviana / livello B2.1
Lezione online di 60 minuti.
Seguo questa studentessa da circa 2 anni e mezzo. Il primo anno mi appoggiavo molto a materiali e libri poi, da circa un anno e mezzo seguo quasi esclusivamente l’approccio Dogme (ovviamente con eccezioni in base a determinati obiettivi, avvalendomi principalmente di questi materiali). La lezione pertanto non era stata programmata rigidamente nelle sue fasi e nei suoi obiettivi. Di fatto, il vocabolario della guida e della patente è emerso a partire da un commento della studentessa ad inizio lezione: la figlia non aveva superato, per l’ennesima volta, l’esame di guida.
Da qui, ho accompagnato la studentessa in una conversazione spontanea che ha consentito l’emersione di termini afferenti all’area degli esami e, particolarmente, della patente di guida.
Qua potete ascoltare un breve estratto della lezione:
FOLLOW – UP
Al termine della nostra chiacchierata, abbiamo riflettuto insieme sugli aspetti linguistici chiave che erano emersi, in particolare: il verbo ‘guidare’ e la sua pronuncia, ‘la patente di guida’, l’esame pratico e teorico, ‘passare /superare un esame / essere bocciato/a’.
Riflessioni finali
Ovviamente questo articolo non ha nessuna pretesa di esaustività e l’approccio Dogme merita di essere studiato in modo approfondito, ma spero comunque di aver stimolato in voi qualche riflessione che magari potremo continuare qua sotto, nei commenti, sulla base di questi spunti:
Pensate che questo metodo possa funzionare con i principianti assoluti?
Secondo voi si lavora di meno o di più adottando questo approccio?
Vi sentite più affini alla via minimalista o massimalista?
Attendo con trepidazione le vostre riflessioni!
Con stima,
Silvia
6 Comments
Trovo molto interessante questo articolo. Ho applicato, inconsapevolmente, il Dogme in varie occasioni. Credo che, come in ogni cosa, ci siano dei punti positivi e dei punti negativi. I lati positivi li trovo nella spontaneità assoluta, nel lasciare la libertà allo studente di esprimersi e di parlare di ciò che, in quel momento, lo preoccupa o gli interessa. Questa modalità apre, certamente, degli scenari inaspettati e si naviga in territori inesplorati. I lati negativi si possono individuare nell’improvvisazione e nel fatto che non tutti gli studenti amano aprirsi e raccontare le loro storie. Credo sia anche necessaria una buona capacità di ascolto e attenzione per intervenire nel momento giusto e fornire anche un feedback agli studenti. Sicuramente è una modalità affascinante forse opterei per usarla in modo minimalista ma, di fatto, dipende dalle situazioni. Ciò che ho appreso in tutti questi anni di lavoro è la flessibilità e l’ascolto attivo inteso come capacità di cogliere un’esigenza che, magari, esula dal programma stabilito ma che si manifesta spontaneamente. Mi è accaduto proprio qualche giorno fa: stavamo parlando delle regioni italiane e uno studente, inaspettatamente, mi ha chiesto quali usanze abbiamo per i funerali. La domanda apparentemente non era in tema ma è stata apprezzata da tutti e ha aperto la strada ad altre curiosità.
Conosco l’approccio Dogme e trovo che offra spunti interessanti. Per una serie di motivi su cui non mi dilungherò per adesso, non l’ho ‘sposato’, così come non ho sposato altri approcci in maniera esclusiva, ma ne ho tratto quanto di buono pensavo potesse offrirmi. Anch’io, come Chiara e altri che hanno commentato sul profilo FB, mi sono resa conto che lo applicavo già in una certa misura. Quando il nostro focus è il gruppo, e quindi non solo il contenuto che abbiamo pianificato di insegnare, si finisce per dare spazio a dubbi, curiosità e necessita varie di chi abbiamo davanti, e la lezione può prendere una strada completamente diversa. Parlando di Scott Thornbury, a chi capisce l’inglese suggerisco la lettura di Teaching Unplugged, che offre tante idee interessanti su cui vale la pena riflettere.
Cara Silvia, grazie per aver menzionato il libro che ha, di fatto, ispirato questo articolo! La maggior parte dei miei materiali, molti dei quali qua su ItalOS, si ispirano alle attività #Dogme, secondo il principio ‘fai con quello che hai’. 😉 Sono d’accordo con te che la via minimalista, o comunque un approccio eclettico, possano essere più consoni in un’ottica di adattamento alle richieste degli studenti. D’altro canto, avendo tu letto il libro, ti ricorderai di quanto è interessante la riflessione sull’importanza di usare testi e materiali prodotti localmente, nel tentativo di scongiurare il monopolio, o indottrinamento, che certi manuali nascondono. Diciamo che dell’approccio Dogme apprezzo molto anche questo aspetto diciamo più sociologico e filosofico, che lo avvicina al pensiero di grandi pensatori come Illich e Freire. Grazie di cuore dell’interessante scambio e buon lavoro!
Grazie Silvia per questo articolo che trovo molto interessante. Non conoscevo il metodo nello specifico ma anch’io come le colleghe Chiara e Silvia in modo più o meno inconsapevole ne ho fatto/ne faccio uso. Credo che la flessibilità e la capacità di agire senza vincoli all’interno di un percorso che creiamo o che ci viene dettato da altri (istituzione, scuola, Università etc) sia uno dei punti centrali dell’insegnamento di una lingua. Per rispondere alla tua seconda domanda credo che l’impegno sia differente. Questo tipo di approccio sicuramente implica uno sforzo e un’attenzione particolare al “qui e ora”, al saper cogliere il momento e agire in un senso o in un altro. Lo sforzo è maggiore durante lo svolgimento della lezione perché le coordinate di riferimento vengono elaborate al momento.
Via minimalista o massimalista? Dipende! Anche in questo caso credo che la scelta sia dettata dalla situazione (richiesta, utenza, obiettivi etc…)
Cara Silvia, che bello leggerti e che bello scoprire con sorpresa che uso questo metodo da sempre senza saperlo!
Trovo difficile applicarlo con i principianti assoluti, proprio perché la conversazione è spesso ridotta all’osso per una mancanza di vocabolario, ma appena possibile, lezione dopo lezione, stimolo la conversazione libera, prendo appunti che alla fine utilizziamo insieme, e spesso “improvvisiamo” una lezione basata su spunti dati proprio dalla “chiacchiera”. Grazie per la condivisione!
Cara Francesca, mi trovi d’accordo sul discorso dei principianti, forse perché questo approccio nasce per l’inglese che, di fatto, è una lingua masticata, più o meno, da tutti. Con l’italiano è spesso necessario prima costruire le fondamenta, per poi lasciarsi andare a questo approccio fantastico che consente di raggiungere risultati incredibili! Grazie mille della testimonianza e, come sempre, un abbraccio forte.